Il Rione Colle a Subiaco: origini e storia

Il rione del Colle deve il suo nome agli abitanti della vicina contrada Piedi la Piaggia, che indicavano così “Colle Arucco”, il territorio collinoso che iniziava fuori le mura, a partire da porta San Sebastiano (l’arco che da piazza Benedetto Tozzi immette in via degli Opifici) e si estendeva fino ai “Cappuccini”.

Situata a fianco degli edifici che oggi ospitano la scuola elementare in Piazza Roma vi era il “Borgo San Martino”, un insieme di casupole sviluppate attorno alla chiesa di San Martino, costruita nel 1495 e demolita a metà del Novecento.
Nel borgo era notevole la presenza di artigiani “piattari”: realizzavano piatti, pignatte e tegami
che vendevano sublacensi e alla gente dei paesi vicini in occasione dei mercati.
Per realizzare i loro prodotti, gli artigiani utilizzavano la creta presente in gran quantità nella vicina zona oggi occupata dalla centrale idroelettrica, dove copiosa era pure la presenza di sorgive: dalla cosiddetta “fontana del Cardinale”, per esempio, sgorgava un’acqua minerale dalle proprietà curative. Di fronte al giacimento di creta c’era il forno, dove venivano cotti i piatti dopo una prima asciugatura al sole. Qui furono realizzati anche i tegole, mattoni e materiali edili usati per ricostruire Subiaco dopo i danneggiamenti causati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Via dei Piattari era la strada principale del rione (l’attuale via dei Monasteri fu costruita solo a partire dal 1860) che, assieme a Piazza del Campo, era la zona delle fiere, in particolare di bestiame.

L’edicola della Madonna di Pompei risale al 1924. I sublacensi ne conobbero il culto grazie ai pellegrinaggi in Campania, a bordo dei treni popolari, assai in voga durante il regime fascista. Poco distante dalla Vergine, si trova un arco con scalini molto più antico, che congiunge via dei Piattari a via dei Monasteri. Questo era un punto d’ingresso dei “giardini Colonna”, che iniziando da lì si estendevano fino al ponte di San Francesco.

Il rione Colle diede i natali a Gina Lollobrigida, della famiglia dei cosiddetti “romani”: molti dei suoi parenti, quando Roma fu proclamata Capitale d’Italia, presero a lavorare nella città eterna come muratori e carpentieri. L’edificio dove visse Gina Lollobrigida è tuttora chiamato “palazzo romano”, anche se per una ragione diversa: come i sontuosi edifici della città eterna, era meno spartano e formato da un numero maggiore di piani rispetto a quelli circostanti.

Al Colle visse anche Pietro Lollobrigida, medico di professione, dalle spregiudicate ambizioni letterarie. Infatti, ebbe l’ardire di scrivere un’aggiornata Commedia dantesca, intitolata “La nuova Divina Commedia”, una versione che – come ha scritto Ettore Capitani – non esiteremmo oggi a definire “trash”, e che all’interno della comunità letteraria dell’epoca suscitò non poca ilarità e scherno. Il famoso regista Luigi Magni (autore di film come “In nome del popolo sovrano” e “Nell’anno del Signore”) ne lesse alcuni passi durante una trasmissione in tv. Molti dei suoi scritti sono invece conservati nella Biblioteca Alessandrina dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Fonte: Palio di San Lorenzo